Questo comporta numerosi disturbi:
1. innanzi tutto i muscoli tesi sono causa di dolore che in alcuni casi è localizzato (le sedi più frequenti sono il collo, le spalle, la schiena, le gambe), ma talora è diffuso dappertutto
2. i muscoli tesi provocano rigidità e possono limitare i movimenti o dare una sensazione di gonfiore a livello delle articolazioni
3. i muscoli tesi è come se lavorassero costantemente per cui sono sempre stanchi e si esauriscono con grande facilità: questo significa che chi è affetto da FM si sente sempre stanco e si affatica anche per minimi sforzi.
4. i muscoli tesi non permettono di riposare in modo adeguato: chi è affetto da FM ha un sonno molto leggero, si sveglia più volte durante la notte e alla mattina, anche se gli sembra di avere dormito, si sente più stanco di quando si è coricato (si parla di “sonno non ristoratore”).
Aspetti psicologici
Molti pazienti affetti da FM riferiscono manifestazioni ansiose (a volte con attacchi di panico) e/o depressive, per questo in passato la FM è stata considerata come un processo di somatizzazione in soggetti ansiosi o depressi, purtroppo ancora oggi molti medici sono legati a questa ormai superata definizione. I numerosi studi sul rapporto tra ansia/depressione e FM hanno dimostrato inequivocabilmente che la FM non è una malattia psicosomatica e che gli eventuali sintomi depressivi o ansiosi sono un effetto piuttosto che una causa della malattia. Una reazione depressiva è infatti comune a tutte le malattie che comportano un dolore cronico, come ad esempio la artrite reumatoide o l’artrosi. (descrizione tratta da www.fibromyalgia.it a cura del dott. Marco Ghini).
Ad oggi la presa in carico più efficace del paziente affetto da dolore cronico è multidisciplinare, prevede più figure professionali con competenze differenti, l’equipe di cui faccio parte è composta dal Dott. Marco Ghini (Medico reumatologo), Dott. Giacomo Carpenito (Medico reumatologo), Dott.ssa Ester Veronesi (Ostetrica, Fisioterapista).
Le linee guida Nazionali ed Internazionali indicano per una molteplicità di disturbi il trattamento cognitivo comportamentale come quello di prima scelta , con o senza il farmaco; il mio protocollo ha quindi come obiettivi:
1. aumentare la compliance del paziente;
2. migliorare la qualità di vita del paziente, contrastando l’insorgenza di atteggiamenti ansioso-depressivi che inevitabilmente accompagnano la sintomatologia dolorosa cronica;
3. ottenere una diminuzione nella percezione soggettiva del dolore e quindi un minor consumo/abuso di farmaci analgesici;
4. raggiungere il massimo livello di prestazionalità funzionale del paziente, compatibilmente con la patologia di base.Il protocollo prevede:
valutazione diagnostica e analisi dei bisogni
Psicoeducazione al dolore
Apprendimento abilità di fronteggia mento del dolore
Tecniche di gestione del dolore
Oltre al protocollo cognitivo comportamentale applico al trattamento del dolore cronico il metodo EMDR. Questo metodo, descritto per la prima volta da Francine Shapiro nel 1989 come cura dei ricordi traumatici, è stato nel corso del tempo perfezionato ed applicato a molti disturbi psicologici.
L’EMDR si propone in questo ambito clinico come uno strumento di straordinaria versatilità, potendo infatti intervenire sia a livello delle cause remote (eventi stressanti/traumatici, educazione sessuale distorta, distorsione dell’immagine corporea, etc), che delle contingenze attuali che mantengono o peggiorano la sintomatologia (evitamenti, aspetti depressivi, disturbi d’ansia).
E’ possibile, inoltre, lavorare direttamente sul dolore inteso come sintomo, sugli scenari futuri connotati negativamente dalla paziente, frequentemente connessi alla percezione del dolore stesso.